Il mito di Frankenstein nei Comics

Il mondo dei Comics è – ed era – colmo di giganteschi energumeni senzienti e a volte solo balbettanti. Moderni Golem amanti dello scontro, e a volte della distruzione...che siano essi dei potenti patatoni campioni del bene, o inarrestabili forze al servizio del caos. Inutile negare che ancora una volta dobbiamo guardare al lontano passato per trovare – in nuce – le primordiali origini di questi particolari Characters. Dal Golia di biblica memoria, passando per l'inquietante Golem di Praga delle leggende ebraiche, fino ad arrivare al cosiddetto Prometeo moderno, triste caricatura umana concepita dalla scrittrice Mary Shelley nel 1818. Quella patetica creatura composta di pezzi di cadaveri assemblati dal folle dottor Frankenstein nel suo lugubre laboratorio.
Subito entrato nel mito della letteratura gotica, e non solo, questo leggendario mostro fu protagonista, molti anni dopo, anche di numerose trasposizioni cinematografiche, che almeno una volta, abbiamo un po' tutti guardato al cinema o in tv. Ovviamente non potevano mancare le versioni a fumetti del nostro, che sono altrettanto numerose, e soprattutto variegate; da delle vere e proprie riproduzioni più o meno fedeli dell'opera originaria concepita dalla Shelley, fino ad arrivare a prodotti cartacei con protagonisti dei Characters che hanno "preso in prestito" tantissimo dal mito del mostro di Frankenstein
Ecco di seguito quindi una rapida – si fa per dire – carrellata di Characters che a modo loro, chi più chi meno, hanno segnato la lunga storia dei Comics, dalla Golden Age fino ai nostri giorni. 

Tra queste versioni a fumetti è doveroso iniziare con la trasposizione pedissequa realizzata intorno al 1940 dal fumettista e scrittore Dick Briefer, concepita inizialmente come una serie dai toni seri e abbastanza Horror, per poi virare verso lidi sempre più umoristici; Si tratta del Frankenstein della Crestwood Publications, nato sulle pagine della rivista antologica Prize Comics, precisamente sul #7 datato dicembre 1940. Nato molto prima di Tales from the Crypt della storica EC Comics, o del primo Ghost Rider della Magazine Enterprises, può essere considerato a tutti gli effetti la prima serie a fumetti sul genere Horror. Dick Briefer aveva in precedenza lavorato per illustri case editrici come la Timely Comics/Marvel, per cui realizzò l'eroe chiamato Human Top, e per la Fox Feature Syndicate, per cui concepì l'eroe spaziale Red Dexter from Mars. Ma nonostante questi interessanti collaborazioni, i cultori della nona arte lo ricordano soprattutto per il suo Frankenstein

Per iniziare c'è da sottolineare subito che il Frankenstein di Briefer si basava solo vagamente sul mostro della Shelley, e che principalmente erano due le differenze sostanziali: primo, il mostro portava lui stesso il nome di Frankenstein, quando invece sappiamo che nel romanzo questo appellativo è attribuibile solamente al suo creatore, il barone Victor Von Frankenstein. Secondo, la creazione della creatura non avviene in Europa, nei primi anni del XIX secolo come nel romanzo, ma bensì nell'America del XX secolo.


Come si è analizzato spesso su queste pagine, la figura dell'eroe ha sempre avuto una sua particolare importanza, soprattutto se ad esso veniva messa in contrasto una figura, una nemesi di rilievo. In soldoni, non può esistere Eroe senza il suo Villain. Non può esistere luce senza tenebre. Ecco, questa importante equazione era proprio ciò che mancava nelle prime apparizioni del Frankenstein di Briefer. Proprio per questo si corse ai ripari, e nel #2 di Prize Comics – del giugno 1941 – fu introdotto il personaggio di Danny"Bulldog" Dunsan, nato proprio per fungere da antagonista per il disgraziato mostro. Addirittura sul #24 il giovane Danny riuscì a radunare tutti gli eroi pubblicati su Prize Comics fino a quel momento – quindi Characters come Black Owl, Green Lama, Doctor Frost, e la funambolica coppia di ragazzini prodigio Yankee e Doodle – allo scopo di combattere la terribile creatura. Operazione di primordiale Crossover questa che non può non riportare alla mente – soprattutto per i veri cultori del verbo Comics – la mitica formazione dei primi Avengers, avvenuta tramite la convocazione del giovane Rick Jones al fine di contrastare la minaccia del malvagio dio dell'inganno Loki.

Gli eroi in costume della Crestwood Publications trionfano sul
povero mostro in uno dei primi Crossover della storia dei Comics.
Questo incontro/scontro con gli eroi portò, forse, ad un totale ripensamento del personaggio, che già dieci numeri più tardi, sul #34 del settembre 1943, fu sottoposto ad un completo lavaggio del cervello, al fine di dirigere la sua instancabile rabbia verso le forze dell'asse durante il secondo conflitto mondiale, facendone perciò un combattente del bene e un servitore della patria. Quindi, anche il buon Frankie, come tanti eroi e supereroi del periodo, ebbe la sua possibilità di prendere a calci i terribili crucchi dello zio Adolf! Questo numero, e questa storia, sanciranno allo stesso tempo la fine del periodo prettamente Horror per Frankenstein, facendolo di fatto diventare una serie tra virgolette più leggera e comica. Già nel '45, a conflitto terminato, Dick Briefer – che nel frattempo aveva continuato a scriverlo e disegnarlo – spinse sempre più l'acceleratore su di atmosfere divertenti e un po' grottesche, facendolo interagire con altri "colleghi" del panorama horror quali L'Uomo Lupo e Dracula. A confermare poi la nuova tendenza, su di una cover di Prize Comics #65 del 1947, il nostro veniva esplicitamente apostrofato come "The Merry Monster" (l'allegro mostro).

Prize Comics #65 - Crestwood Publications
L'allegro e giocoso Frankenstein del #65 di Prize Comics
corre in  salvataggio dei due giovani eroi Yankee & doodle.
Frankenstein proseguì le sue avventure fino al febbraio del '49 – con una sua testata omonima – mentre le sue strisce su Prize Comics si interruppero all'inizio del 1948. Arrivati agli anni '50, la grande purga attuata contro il fumetto Horror tutto, arrivata al suo apice, colpì duramente e con tempismo infernale la possibilità di rinascere del nuovo titolo dedicato al mostro scritto e disegnato da Briefer. Difatti una nuova testata – chiamata sempre Frankenstein e che aveva esordito proprio nel 1952 – fu costretta chiudere solo dopo due anni di pubblicazioni per via dell'odioso Comics Code Authority entrato in vigore proprio in quel periodo.
Qui si chiudevano – salvo qualche ristampa dello stesso Briefer pubblicata dopo il '54 – le gesta del celebre mostro, che nella sua vita editoriale fino a quel momento aveva collezionato un ragguardevole numero di pubblicazioni; Un totale di 33 numeri, suddivisi tra le 17 pubblicazioni pseudo umoristiche degli anni '40, e le 16 pubblicazioni totalmente Horror degli anni '50.

Detective Comics #135
Il #135 di Detective Comics che vedeva contrapposto
 il cavaliere oscuro alla tragica creatura di Frankenstein.
Successivamente a quel 1948, che vedeva il tramonto per il Frankenstein della Crestwood Comics, anche la DC Comics si appropriò temporaneamente della creatura nata nel lontano 1881. E' infatti del 1948, sul #135 di Detective Comics, l'apparizione del mostro, che con origini simili a quelle letterarie veniva catapultato, grazie alle fervidi menti di Bob Kane ed Edmund Hamilton, nell'universo DC. Da quel momento in poi questo nuovo Frankenstein diventerà un effettivo Character in pianta stabile all'interno dell'universo condiviso da Batman, Superman e tutti gli altri, fino ad arrivare agli anni 2000
Il battagliero Frankenstein "restaurato"
 dalla cura Morrison su Seven Soldiers.
Un lunghissimo cammino dunque, che nel 2005, con il rinnovamento attuato dal magico scrittore Grant Morrison e l'artista Dough Mhenke sulla serie Seven Soldiers, vedrà questo Frankenstein – dai tratti sempre più vicini a quelli dell'attore Boris Karloff che lo aveva interpretato in tantissime storiche pellicole – tornare trionfalmente a nuova vita grazie ad un nuovo interessante background fornito dal geniale scrittore scozzese. 

Frankenstein vs Frankenstein - frankenstein #3 - dell comics
L'evocativo #3 del Frankenstein della Dell Comics. In questo numero il
mostro supereroe affronta una copia di se stesso. Una macchinazione, con
tanto di controllo mentale, ordita da una super intelligenza artificiale.
Ritorniamo al caro Frankenstein, precisamente nel 1966, quando la  piccola casa editrice Dell Comics decise di avere anch'essa un suo personale super mostro composto di cadaveri. Come è noto, gli anni '60 avevano portato nuova colorata linfa nel verbo disegnato dei Comics e dei suoi maggiori rappresentanti, i Supereroi. Basti pensare all'avvento dei cosiddetti supereroi con super-problemi della Marvel Comics sfornati a raffica all'alba degli anni '60 dalla fervida mente del sorridente Stan Lee. Ma molte altre case editrici, più o meno note, fiutando l'affare, stavano tornando sull'argomento uomini mascherati e affini. Tra queste per l'appunto c'era la Dell Comics, piccola ma dignitosa casa editrice che fino a quel momento si segnalava solo per la sua produzione di Comics a tema Western e strisce con protagonisti degli animali parlanti. Arrivati in quella metà degli anni '60 gli autori della Dell decisero che era giunto il momento di dire la loro. E' cosi che nel 1966 ebbero l'idea strampalata, ma del tutto originale per l'epoca, di creare dei supereroi basati sui famosi mostri del cinema Horror – basti pensare ai celebri film della Hammer – quindi Characters come L'Uomo Lupo (Werewolf), Dracula, e giustamente Frankenstein. Messo così poteva anche sembrare un esperimento interessante, visto anche l'enorme successo di queste tre icone gotiche nelle sale cinematografiche...eppure, eppure non sempre l'arditezza viene premiata. Difatti il Frankenstein della Dell – pubblicato su di un Comic Book che portava il suo stesso nome – durò solamente tre numeri, dal settembre del 1966 al marzo del 1967.
Eppure la trama, per quanto improbabile, era divertente e a suo modo surreale.

Frankenstein #2 1966 Dell Comics
Da poco ritornato alla vita, Frankenstein fabbrica la portentosa maschera che
 occulterà le sue fattezze, trasformandolo nel cittadino modello Frank Stone. 
La storia – sul primo numero di Frankenstein – si apriva su di un castello abbandonato che nei suoi sotterranei nascondeva il classico laboratorio da mad doctor... gli anni passavano, i secoli passavano, e nel mentre che ci si avvicinava ai nostri giorni, intorno al vetusto edificio iniziò a svilupparsi, edificio dopo edificio, una moderna metropoli, che con il tempo finì col circondare il desolato maniero. Una notte, durante una copiosa tempesta di tuoni e fulmini, alcuni meccanismi dell'abbandonato laboratorio si riattivarono, portando di conseguenza a ridestare una creatura umanoide che da secoli giaceva inerte ed inerme nei sotterranei...forse un esperimento mai portato a termine dallo scomparso proprietario del castello. Questo essere, acquisita coscienza e sicurezza di sé, iniziò ad usare le attrezzature del laboratorio per fabbricarsi una maschera dalle fattezze umane in modo da poter uscire indisturbato nella città esterna. Sotto l'identità civile di Frank Stone – nome assai originale – iniziò a mischiarsi tranquillamente indisturbato tra la gente comune della grande metropoli. Proprio in una di queste sue incursioni cittadine il placido Frank avrà modo di fare amicizia con un noto miliardario della città, che proprio in quel loro unico incontro perderà la vita, lasciando di conseguenza, come ultimo gesto, tutte le sue proprietà e ricchezze all'attonito Frank. Cosicché la riconoscente e volenterosa creatura, non avendo più bisogno di lavorare per sopravvivere, deciderà di fare del bene superiore divenendo un supereroe.

Siparietti in stile Bruce Wayne, tra l'identità civile di Frankenstein – il
miliardario Frank Stone – e la sua fidanzata Anna Thorp. A monitorare
 il tutto, il solerte e onnipresente maggiordomo William.
Tra un impresa eroica e l'altra – gestendo nel mentre le sue nuove ricchezze e i suoi affari – il nostro buon Frank, nella sua identità mascherata umana, ebbe anche il tempo di intrecciare una relazione amorosa con la giornalista Ann Thorp, che già da tempo aveva iniziato ad indagare su di lui, sospettando una connessione tra il verde Golem supereroe e il filantropo miliardario Frank Stone. La giornalista avrà sempre questo sospetto, ma incredibilmente non noterà mai che il suo amato Frank portava a tutti gli effetti una semplice maschera di gomma, seppur sofisticata. L'unico ad essere a conoscenza del segreto della doppia identità del buon Frank, era il suo fedele maggiordomo William. Rapporto di segretezza e complicità questo che ovviamente non può non riportare alla mente quello  tra il mitico Alfred Pennyworth ed il suo padrone Bruce Wayne/Batman.
E proprio come sulle pagine dell'uomo pipistrello di casa DC, anche sulle pagine del Frankenstein della Dell si succedettero nel breve tempo della sua storia editoriale diversi caratteristici Villains, tra cui il più interessante era sicuramente il nano scienziato pazzo chiamato Mister Freek e il suo enorme e potente gorilla chiamato Bruto.  

Frankenstein, l'amata Anna Thorp, ed il fedele maggiordomo William,
prigionieri del bieco Mister Freek ed il suo gorilla assistente Bruto.
L'artista dietro le gesta di questo singolare ed eroico Frankenstein era il fumettista Tony Talarico, artista che in passato aveva lavorato per la Harvey Publications e la Charlton Comics mettendo mano a molti dei loro rispettivi Characters e supereroi. Ai testi, tra pareri discordanti e non, si fa il nome dello sceneggiatore Don Segall, che in precedenza era stato assistente ai dialoghi per Steve Ditko sull'antieroe della DC Comics The Creeper

Il piccolo Buzz e il suo fedele angelo custode Frankenstein Jr. sulla
 copertina dell'unico numero pubblicato dalla Gold Key Comics.
Sempre di quei prolifici anni '60 è simpatico segnalare una celebre serie animata prodotta da Hanna-Barbera. Questa serie, chiamata Frankenstein Junior and the Impossibles, narrava le avventure del prodigioso Robot Frankenstein e del piccolo Buzz, che grazie ad un anello speciale donatogli da suo padre – inventore del prodigioso Robot – riusciva a richiamare l'enorme automa ogni qual volta si trovasse in pericolo. La serie, che di sicuro molti di voi (io senz'altro) ricorderanno trasmessa anche su alcune delle nostrane reti televisive italiane negli anni '80, fu trasmessa sulle reti americane dal settembre del 1966 al settembre del 1968, per un totale di 18 episodi. Sempre del 1966 invece è la trasposizione a fumetti delle avventure del metallico Robot pubblicato dalla Gold Key Comics. Rimanendo ancora in tema di Comics, è da segnalare l'iniziativa del 2016 che vedeva il Piccolo Buzz, Frankenstein Jr. e gli Impossiblesavere un ruolo interessante all'interno della serie DC Comics Future Quest, sorta di crossover che comprendeva anche altri Characters di serie animate targate Hanna-Barbera come Birdman and the Galaxy Trio, Space Ghost, o Jonny Quest. 

The Phantom Stranger meets the spawn of Frankenstein - september 1973 Dc Comics
Il #26 di The Phantom Stranger. Nella seguente cover possiamo notare il Frankenstein
versione DC, che nei colori, non può non ricordare un certo Golia verde di casa Marvel.
Per risentire parlare di nuovi adattamenti a fumetti della creatura di Mary Shelley dobbiamo fare un balzo diretto negli anni '70, anni in cui sia la Marvel che la DC provarono a mettere mano sul personaggio. Una veloce apparizione del nostro Frankie infatti si ha sulle pagine del misterioso Character soprannaturale della DC Comics chiamato The Phantom Stranger, precisamente sul #26 del settembre 1973 della sua testata. Qui – in una storia concepita da Mark Wolfman e Len Wein per i disegni di Jim Aparo – ritroviamo un mostro di Frankenstein, decisamente più robusto e dinamico, fare coppia con l'arcano straniero fantasma contro le forze dell'oscurità.

The Monster of Frankenstein #1 Marvel Comics
La cover del #1 di Monster of Frankenstein della Marvel. 
E' sempre del '73 invece l'esordio – con una testata tutta sua – del Frankenstein targato Marvel. Questo Frankenstein – che precedentemente era già apparso sulle pagine degli X-Men in pieni anni '60 – debutterà con la serie Monster of Frankenstein del gennaio 1973, a firma Gary Friedrich e Mike Plog. Dopotutto non era una novità, né quantomeno un azzardo, concedere un intera testata a un Character proveniente dall'aerea Horror. Nelle edicole e negli Store americani infatti già facevano mostra di sé creature soprannaturali come Morbius il Vampiro – storica nemesi di SpidermanBrother Voodo, o il ben più palese e conosciuto Conte Dracula con la sua Tomb of Dracula.
La versione che la Marvel ci restituiva della tragica creatura inizialmente era legata doppio filo con la versione della Shelley, riproponendo nei primi quattro numeri e in maniera abbastanza fedele la trama del romanzo...questo almeno fino al tragico finale che vedeva la creatura sparire tra i ghiacci dell'artico dopo ave inseguito per tutto il globo il suo creatore. La versione Marvel aveva l'audacia e l'ardire di andare oltre quel finale storico, mostrandoci un ipotetico salvataggio dello sventurato essere da parte di una nave mercantile di passaggio tra i ghiacci.
Dopo un una serie di avventure e vicissitudini all'interno dell'universo Marvel, e dopo aver acquisito il dono della parola, il nostro riuscì ad avere il tempo di scontrarsi con il Conte Dracula della Marvel prima di finire nuovamente in animazione sospesa. Tutta questa Run, per cosi dire, vedeva ancora il buon Friedrich alle sceneggiature, mentre il comparto artistico era affidato nientemeno che al prolifico asso del pennello di casa Marvel, John Buscema!


Dopo questa nuova pausa, il mostro fu fatto risvegliare direttamente in epoca moderna, dove ebbe modo di interagire con molti dei Supereroi Marvel del momento. Stavolta a curare questa nuova fase di vita, iniziata con il #12 della testata,  erano lo scrittore Doug Moench e l'artista Val Mayerick che rimasero a bordo della testata fino al #18 del settembre 1975, che sanciva di fatto la fine dei giochi per il mostro Marveliano. Comunque sia, seppur breve, la vita editoriale del Frankenstein firmato Marvel aveva prodotto non poche derivazioni a livello di Marketing; basti pensare al Magazine Horror Monster Unleashed, o la realizzazione di numerosi libri e dischi in vinile dedicati alla creatura. Tornando invece in campo fumettistico, circa un anno dopo la chiusura della sua testata, il buon Frankie fece una piccola apparizione in Marvel Team Up #36 e #37, numeri questi che vedevano coinvolti l'essere chiamato Man-Wolf – una sorta di lupo mannaro in salsa Marvel – e il famosissimo e amichevole Spiderman di quartiere. Tolta una Graphic Novel negli anni '80 firmata da Gary Reed e Frazer Irving – un adattamento assai fedele al romanzo della Shelley – e qualche ristampa negli anni '90, la casa delle idee non ritornò mai più sul personaggio.

Mary Shelley's Frankenstein #1 - Topps Comics
La cover firmata da John Bolton per il #1 del Frankenstein della Topps
Comics.  Fedele trasposizione del romanzo della Shelley e dell'omonimo
film del regista Kennet Branagh uscito nello stesso periodo.
Proprio in quel decennio, precisamente nel 1994, la Topps Comics – piccola casa editrice dalla breve esperienza editoriale – pubblicò un ennesimo adattamento delle pagine del romanzo originale della Shelley composto da soli quattro numeri – quindi una miniserie – firmati e curati dallo sceneggiatore Marvel Roy Thomas e dall'artista filippino Rafael Kayanan. Ad impreziosire le cover invece c'era il talentuoso illustratore John Bolton. Operazione questa che fondamentalmente  strizzava l'occhio alla pellicola cinematografica – uscita proprio nello stesso anno – diretta dal regista Kennet Branagh e interpretata dall'attore Robert de Niro nella parte della povera e disgraziata creatura. Sempre del '94 è invece la versione – anche questa assai fedele al romanzo originale – della Caliber Press, che realizzò uno One-Shot firmato dallo sceneggiatore Erick Jackson e il disegnatore Charles Yates.

L'evocativo e filosofico Doc Frankenstein della Burlyman Entertainment.
Arrivati agli anni 2000 troviamo Doc Frankenstein, interessante riproposizione della Burlyman Entertainment nata nel 2004 dalla mente dello scrittore Geof Darrow e dalle matite dell'artista Steve Skroce, che firmano una coinvolgente e profonda serie di sei numeri conclusasi temporaneamente nel 2007, anche se una fine vera e propria è attesa per il novembre del 2019. A curare i testi di questa serie saranno anche le sorelle Wachowski – celebri autrici della trilogia cinematografica Matrix – che porteranno la serie a vincere addirittura un prestigioso Eisner Awards come Best New Series nel 2005. Anche qui, come per il mostro DC e Marvel, ritroviamo una creatura sopravvissuta alla sua morte tra i ghiacci che inizierà a vagare per il pianeta sotto l'identità del suo creatore, il Dottor Victor Von Frankenstein, interagendo nel corso dei secoli con molteplici ed importanti accadimenti della storia umana. Vengono quindi mostrati, tramite dei funzionali Flashback, le interazioni della creatura con eventi legati al selvaggio West – dove sarà persino un abile pistolero – tragiche disavventure durante la seconda guerra mondiale, e persino lotte scientifico-sociali a sostegno della teoria dell'evoluzionismo durante il processo Scopes avvenuto nel 1925.
Talmente profonda e "vincente" questa serie, che lo stesso Grant Morrison non ha mai nascosto il suo apprezzamento per la stessa, e di essercisi ispirato per la creazione della sua personale versione del Frankenstein targato DC Comics sulla serie Seven Soldiers.

Solomon Grundy - All American Comics #61 - 1944 dc comics
La gotica copertina di All American Comics #61 che segna il debutto del mortifero
 Solomon Grundy. In primo piano si può notare Alan Scott – il Green Lantern
della Golden Age – uno dei tanti supereroi a frequentare le pagine della rivista.
Per concludere questo lungo viaggio tra mostri ed energumeni figli o cloni del caro vecchio zio Frankie, chiuderei le danze con due dei Characters forse più famosi dell'intero lotto: Solomon Grundy e Hulk. Due potenti esseri che oltre ad avere entrambe il celebre mostro come padre putativo, sono ben più legati del dovuto tra loro, e uno in particolar modo – Hulk – derivativo del primo Golem in grigio di casa DC...iniziamo quindi da lui:
Solomon Grundy nasce nell'ottobre del 1944 sul #61 della rivista contenitore All American Comics della DC Comics, a opera dello scrittore Alfred Bester e del disegnatore Paul Reinman. Ispirato ad una celebre filastrocca per bambini e simile più a uno zombie che ad un mostro di Frankenstein vero e proprio – seppur look e colori lo ricordino parecchio – Solomon Grundy nella sua precedente incarnazione era il ricco banchiere Cyrus Gold, che in seguito a un ricatto da parte di una prostituta verrà preso in una trappola, tramortito, e infine buttato e abbandonato all'interno di una putrescente palude. Lì – siamo nel 1895 – rimarrà per anni e anni, fino a che il suo scheletro non verrà del tutto impregnato dalle particolari sostanze che componevano l'humus della suddetta palude, dalla quale riemergerà più forte di prima ma senza alcun ricordo della sua vita precedente, bofonchiando parole sconnesse di cui le uniche percettibili saranno quelle della celebre filastrocca.

In atmosfere decisamente Horror, Cyrus Gold riemerge
dalla sua paludosa tomba come Solomon Grundy.
Nato in piena Golden Age, Grundy dapprima si scontrerà con importanti Characters DC come il primo Green LanternAlan Scott –  e in seguito con l'intera Justice Society of America di Terra 2. Successivamente verrà poi fatto "approdare" su Terra 1 – l'universo principale DC – dotandolo di nuove origini e poteri. Tra diverse avventure,  e soprattutto disavventure, Grundy per un breve periodo farà parte addirittura dei buoni alleandosi al super-gruppo chiamato Infinity Inc.
Reboottato più volte, tra post Crisi sulle Terre Infinite e New 52, Solomon Grundy è arrivato bel bello fino ai giorni nostri con i suoi bei 75 anni e rotti, riuscendo a fare bella mostra di sé in serie animate di successo come Justice League – in cui verranno narrate delle nuove origini – e nella particolare ed acclamata Batman the Brave and the Bold, in cui sfoggerà un look davvero vintage e affascinante.

Solomon Grundy nell'affascinante versione dell'artista Tim
 Sale per il rilancio DC Comics del 2016 chiamato Rebirth.
L'energumeno grigio della DC Comics era dotato – e lo è ancora – di una forza sovrumana non da poco, e a tratti superiore a quella di altri potenti Characters dell'universo DC come Wonder Woman, Martian Manhunter o Acquaman. Inoltre, oltre alla capacità di rigenerare parti del suo corpo grazie ad un fattore rigenerante portentoso, Grundy ha la caratteristica di divenire più forte in base alla sua rabbia, elemento questo che non può non far pensare al suo diretto concorrente e alter ego della casa delle idee...The Hulk!

The Incredible Hulk vol.1 #1
Lo storico #1 di The Incredible Hulk. Notare l'esordio in tenuta grigia del "Mostro".
Nato sulla scia del periodo "mostruoso" anni '50 della Marvel – che all'epoca prima dell'avvento dei supereroi con super problemi di Stan Lee era specializzata in mostri grotteschi e improbabili come Rommbu, Googom, Grottu il re degli insetti, Gog, Orgo, Fing Fang Foom e tanti altri – Hulk esordisce nel 1962 sulle pagine di The Incredible Hulk vol.1 #1.
The Hulk rappresenta, oltre che una delle ultime collaborazioni tra Stan Lee e Jack Kirby sul genere mostri, l'inizio della perfetta commistione tra il genere Horror – che in quel momento andava morendo – ed il genere super eroistico che invece stava rinascendo in quei sfavillanti primi anni '60. Non si può infatti negare che Hulk sia , almeno all'inizio, una sorta di miscellanea moderna tra il Dottor Jekyll e Mister Hyde di Stevenson, mischiato abilmente al Frankenstein della Shelley, magari non nato grazie ai luminosi fulmini di un laboratorio, ma bensì grazie alla luce ben più accecante – e quanto mai attuale per i tempi – di un esplosione nucleare.
La storia di Hulk, nota anche ai muri, è quella del timido e impacciato scienziato Bruce banner, che per salvare la vita al giovane e incosciente Rick Jones, verrà esposto alle tremende radiazioni Gamma generate dall'esplosione "controllata" di una particolare bomba durante un test atomico segreto. Incredibilmente sopravvissuto al letale assorbimento radioattivo, l'attonito e sventurato Banner quella notte stessa si trasformerà nella colossale e grigia caricatura umana nota come Hulk. Da quel momento inizierà a vagare, braccato senza tregua dall'esercito e dal tenace generale Taddeus "Thunderbolt" Ross – padre della sua amata fidanzata Bettie – trovando conforto e supporto solamente nella figura dello stesso Rick Jones, che nel mentre era divenuto suo amico, e che cercherà in più di un occasione di aiutarlo a tenere a bada la sua involontaria follia distruttiva.

Un tentativo fallito da parte di un disperato Rick Jones di placare
la furia bestiale di Hulk. Dalle pagine di Captain America  #110
Vol.1 del febbraio 1969, per i magici disegni di Jim Steranko.
Inizialmente di colore grigio, forse per accostarlo al Solomon Grundy della DC o allo stesso Frankenstein – seppur lo stesso Lee tenga a sottolineare che la scelta di quel colore fu solo un disguido tipografico – l'energumeno radioattivo acquisirà in seguito la sua bella e tipica colorazione verde con cui verrà universalmente conosciuto. Come appena detto, le assonanze con il Grundy della distinta concorrenza non si rifacevano soltanto al solo colore, ma anche ai cosiddetti poteri; difatti anche Hulk come Grundy è dotato di un efficace fattore di guarigione piuttosto elevato, e di una forza impressionante che aumenta di pari passo con la sua rabbia, rendendolo di fatto l'essere più potente dell'universo Marvel.
Nonostante questa palese similitudine tra i due giganti, Hulk rimane sicuramente incontrastato a livello di fama rispetto al ben più sconosciuto – ai più – Solomon Grundy.
Personaggio famosissimo – ora anche grazie al cinema – è curioso notare come il gigante di giada all'inizio della sua carriera cartacea sia durato solamente per sei numeri della sua testata omonima, venendo in seguito rilanciato sulla testata Tales to Astonish del 1964, e che solo con il #102 prenderà  infine il nome di The Incredible Hulk vol.2.

Hulk, insieme ai compagni di squadra Thor e Iron Man, sul #2 della neonata
Avengers. Questa per Hulk sarà la prima e ultima missione insieme ai potenti eroi,
in quanto nello stesso numero deciderà di abbandonare definitivamente il gruppo.
Questo cambio farà decisamente ripartire la carriera del distruttivo gigante verde, che anche grazie al suo ruolo di Guest Star su di una moltitudine di Comic Book di altri ben noti suoi compagni di scuderia, riuscirà pian piano a ritagliarsi un posto al sole all'interno della lunga storia della casa delle idee. Non si può negare infatti che tra le sue interazioni più famose all'interno dell'universo Marvel ci sia  senz'altro quella di aver contribuito alla creazione, nel 1963, della prima storica formazione degli Avengers. Negli anni '70 invece, precisamente nel 1974 sulle pagine di The Incredible Hulk vol.2 #180, sarà co-responsabile del debutto del noto mutante artigliato Wolverine. Creato per l'occasione  come avversario di turno dallo sceneggiatore Len Wein e dal disegnatore Herb Trimpe, questo noto e particolare mutante verrà in seguito rilanciato nella famigerata seconda genesi degli X-Men del 1975, dove con gli anni otterrà una fama inarrestabile.  Sempre degli anni '70 poi è la sua partecipazione al mitico gruppo dei The Defenders, formazione alternativa ai più celebri Avengers, e nata nel 1971 dalle menti di Roy Thomas e Ross Andru, e di cui faranno parte eroi come Namor, Doctor Strange ed un recalcitrante Silver Surfer. Dei favolosi anni '80 invece è la sua partecipazione alla nascita di She-Hulk – una sorta di versione femminile dello stesso – sotto la cui identità si cela l'avvocatessa Jennifer Walters, cugina dello stesso Banner, trasformata nella potente gigantessa verde per via di una trasfusione di sangue "radioattivo" fornitale dal cugino.

Una simpatica rappresentazione delle tre personalità di Banner/Hulk.
A partire da sinistra l'Hulk rabbioso delle origini. Al centro il furbo e
  spietato Hulk grigio chiamato Mr.Fixit. A chiudere il Professor Hulk.
Gli anni '70/'80 vedono anche la nascita della ben nota serie tv interpretata dall'attore Bill Bixty nella parte di Bruce Banner, e del culturista Lou Ferrigno nella sua controparte verde. Il successo televisivo sarà importante, contribuendo ad accrescere la fama del nostro negli anni.
Nel 1987 sul piano dei Comics invece inizierà quella che forse a tutt'oggi è considerata la più lunga e importante gestione del gigante verde da parte di uno scrittore, lo statunitense Peter David, sulle pagine di The Incredible Hulk #331. Da quel momento David rivoluzionerà totalmente il personaggio, facendolo uscire definitivamente dal cliché mostro ottuso/scienziato inerme, regalandogli – grazie ad una particolare seduta psichiatrica del comprimario Doc Samson –  una personalità multipla e sfaccettata che lo scinderà in ben tre distinte entità, ognuna riflesso della personalità e del subconscio sofferto del povero Banner: l'Hulk "classico" e spacca tutto, l'Hulk grigio e subdolo – ribattezzato Mister Fixit e in seguito protagonista di storie a sfondo gangster – e infine l'Hulk che riunisce tutti e tre, dotato di intelligenza e favella superiore racchiuse in una colossale verdastra figura...il cosiddetto Professor Hulk.

Il Maestro, una versione distopica di Banner/Hulk, protagonista
dell'acclamata saga Futuro Imperfetto. Forse una delle creazioni
più riuscite di Peter David sulla testata del gigante di giada.
Ma le varianti di Hulk con gli anni si moltiplicheranno all'infinito, tra nuove scissioni della personalità (divisa in due entità distinte dopo la saga Onslaught) vecchi e nuovi comprimari (Abominio, Hulk Rosso) versioni alternative o facenti parte di futuri distopici (il Maestro) versioni potentissime e guerrafondaie e dotate della capacità di distruggere persino l'intero pianeta terra (Sfregio Verde) e molte altre. Per arrivare infine ai giorni nostri con Run acclamatissime come quella attuale curata da Al Ewing e Joe Bennett, e ribattezzata The Immortal Hulk. Qui il gigante verde, resuscitato in seguito alla morte avvenuta durante Civil War II, scoprirà di essere immortale e avere persino la capacità di aprire portali su altre dimensioni, ivi compreso l'inferno!

 Il famoso psichiatra e amico Doc Samson veglia su di un inerte Hulk sulla Cover 
di Immortal Hulk #15. La scena, in tutta la sua gotica rappresentazione, non può
 non riportare alla mente atmosfere degne di Frankenstein. Se poi ad illustrarla 
è il portentoso Alex Ross, il risultato è garantito.
Questa nuova avvincente serie sta riportando a fasti insperati la testata del gigante verde, dopo parecchi anni a questa parte, con vendite record al di fuori di ogni previsione. L'operazione di Ewing è stata quella di riportare in un certo qual modo Hulk a casa, quando era ancora considerato uno spaventoso mostro grigio e cupo, un essere maledetto e tormentato da atroci dubbi esistenziali. Come dichiarato dallo stesso scrittore in un intervista: «Si tratta di un fumetto che racconta di un mostro che non può morire. Parla di un uomo che crede di poter usare gli elementi più oscuri della sua personalità per fare del bene, ma parla anche delle conseguenze delle sue azioni. Riguarda la mortalità, l’espiazione e la negazione, riguarda tutte le cose di noi stessi che non ci piacciono. Insomma, è un fumetto Horror». E' c'è sicuramente da credergli. Dopotutto, come già detto, si tratterebbe di una sorta di ritorno alle origini...quelle origini Horror gotiche che non possono essere che debitrici del caro vecchio zio Frankie, colui che venne alla luce, tra i fulmini e le saette di una notte burrascosa del 1818, grazie alla fervida mente di una timida giovane chiamata Mary Shelley.

Link alle opere citate:

SEVEN SOLDIERS: FRANKENSTEIN - Grant Morrison, Doug Mahnke

THE MONSTER OF FRANKENSTEIN - Gary Friedrich, Mike Plog

MARY SHELLEY'S FRANKENSTEIN - Roy Thomas, Rafael Kaynan 

DOC FRANKENSTEIN - Geoff Darrow, Lana and Andy Wachowski, Steve skroce

HULK: IMPERFECT FUTURE - Peter David, George Perez, Dale Keown

IMMORTAL HULK - Al Ewing, Joe Bennett


2 commenti:

  1. Analisi fantastica e dettagliatissima.
    Lettura obbligatoria questo articolo per qualsiasi appassionato di tale tormentata figura gotica o chiunque possa apprezzare un classico della letteratura così granitico, in salsa comics… Complimenti e GRAZIE!

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