I Supereroi Animati di Alex Toth - parte prima

Il mondo dei Cartoni animati si sa, è assai vasto. Lo era ai suoi inizi, figuriamoci in seguito o ai giorni nostri, soprattutto quando le nuove tecnologie hanno del tutto accorciato il range tra produttività e qualità, senza perdere del tutto il contatto con i giovanissimi avventori di questo "antico" mezzo audiovisivo che, non si può negare, ha contraddistinto e formato anche l'infanzia di moltissimi lettori di fumetti. Non c'è ombra di dubbio che fra le glorie "animate" del passato un posto d'onore spetti sicuramente alle produzioni del leggendario duo formato da William Hanna e Joseph Barbera, che presto o tardi segnò – e segna ancora – intere generazioni di piccoli – poi divenuti adulti – spettatori televisivi e divoratori onnivori di tonnellate e tonnellate di cartoni animati. Da par mio posso dire tranquillamente di essere uno di quelli... Aspettare certe mattine domenicali, o pomeriggi post merenda e post compiti, per spararsi la solita dose di Flinstones e compagnia colorata al seguito, era una appuntamento imprescindibile. Ma già a quei tempi la mia spiccata curiosità per tutto quanto era arte, e di chi o cosa si celava dietro quei fantastici disegni, si faceva sempre più predominante... in special modo poi se gli eroi della TV iniziavano a diventare più maturi e accattivanti; difatti, senza nulla togliere a prodotti come Flinstones, Jetsones, Top Cat, Scooby Doo, Yoghi e compagnia antropomorfa andante, la mia attenzione iniziava a venire rapita da altri personaggi più maturi e accattivanti – scoperti sulle tv locali – e dai nomi ben più evocativi come Space Ghost, Birdman, o Shazann. Personaggi questi – tra i tanti – che rapivano molto di più la mia attenzione, e che anni più tardi, in un modo o in un altro, avrebbero portato i miei interessi di giovane adulto verso il colorato e sfaccettatissimo mondo dei Supereroi. Seppur, me ne rendo conto, sia alquanto riduttivo etichettare il tutto con il termine di Supereroi, i personaggi che andavo via via scoprendo in quegli anni ai miei occhi cosi apparivano, soprattutto per le loro gesta e la loro resa grafica in video. E proprio quest'ultimo aspetto mi affascinava enormemente, portandomi a studiare, ricopiare e riprodurre su fogli e quant'altro, le fattezze di questi cosiddetti "Eroi", arrivando ad evidenziare – per quanto potesse un ragazzino di otto o dieci anni quale ero all'epoca – un trait d'union artistico che legava queste "creature" di carta e celluloide. L'impianto grafico era qualcosa di nuovo – almeno per me – in un mondo come quello di Hanna&Barbera sino ad allora composto solo di, passatemi il termine, personaggi caricaturali e animali antropomorfi. Dovettero passare anni e anni prima che una mia certa maturità e conoscenza del mezzo artistico legato a fumetti e animazione potesse portarmi alla soluzione; e cioè lo scoprire quale vulcanica mente creativa si celasse dietro quelle creazioni. Un artista che avevo ammirato altrove, e che senza saperlo aveva in un certo senso segnato una parte della mia infanzia  televisiva... Alex Toth!