Dopo secoli, torniamo ad esplorare nei cassetti della mia, e spero anche vostra, memoria Weird in campo di Cartoons e affini. In questa rubrica ho sempre cercato di approfondire quei prodotti audiovisivi di animazione dalla connotata natura singolare, o come in questo caso, grottesca e surreale. Ergo, era inevitabile prima o poi imbattermi in un prodotto ad hoc scovato in uno dei miei tanti polverosi cassetti mnemonici. Oggi infatti parleremo velocemente di un "opera" semi sconosciuta – se non sconosciuta del tutto – proveniente ovviamente dagli Stati Uniti, e che ha visto un fugacissimo, quanto anonimo, passaggio sulle reti Italiche, precisamente su Rai Uno nel lontano 1987.
L'opera in questione è Turbo Teen, anomala serie animata prodotta dalla Ruby-Spears Production nel 1984, e distribuita dalla Worldvision Enterprises. Questa serie, animata in parte dalla storica Toei Animation, fu portata avanti per tredici episodi sulle reti ABC, cercando di cavalcare il successo di Telefilm storici – e molto in voga in quel periodo – come Knight Raider, da noi meglio conosciuto con il ben più famoso titolo di Supercar.
Turbo Teen, di cui io stesso ho un vaghissimo e inquieto ricordo d'infanzia, è forse uno dei prodotti audiovisivi dedicati all'infanzia più oscuri e singolari mai concepiti. Ma non di certo per le sue storie, ma bensì per la sua idea di base. Una natura e un essenza alquanto assurda, e a tratti traumatizzante per certe fasce di età, da rimanere quasi indelebile nelle memorie di molti ragazzini ora più che quarantenni. La storia in soldoni era questa:
Brett Matthews era un adolescente molto curioso e un po' spericolato, che durante un temporale, a bordo della sua auto sportiva, finì incidentalmente in un laboratorio segreto del governo degli Stati Uniti. Una sorta di Area 51, per così dire. Qui, lui e la sua macchina vengono investiti da un raggio molecolare sperimentale inventato dal professor Chase. L'esposizione al prodigioso raggio, invece di ucciderlo, gli donerà la facoltà – o forse sarebbe meglio dire la maledizione – di fondersi ed essere un tutt'uno con la sua fiammante auto rossa. Da quel momento in poi la vita di Brett cambierà per sempre. Quando si trovava in vicinanza di intense fonti di calore, il nostro – quasi contro la sua volontà – poteva trasformarsi nella sua stessa macchina! Una sorta di prodigioso, quanto disturbante, unico organismo Bio-Meccanico. Si può usare in questo caso il termine Bio-Meccanico? Credo di si. Certo, non siamo di fronte ad un organismo stile Borg di Star Trek, o alla Phalanx di casa Marvel, ma mi sembra comunque la forma più giusta e adeguata per descrivere questa sorta di surreale simbiosi. Tra l'altro in anticipo sui tempi, narrativamente parlando, rispetto alle due forme di vita Bio-Meccaniche citate pocanzi.
Ovviamente questa operazione di trasfigurazione per il giovane Brett era reversibile, quindi mai del tutto definitiva. Difatti, se il calore estremo attivava l'involontaria trasformazione del ragazzo, le temperature più rigide lo riportavano alla sua forma umana. In base a questo meccanismo, presumo quindi che missioni o avventure in terre artiche o polari fossero escluse per lui. Immaginate infatti il povero Brett in un ipotetica missione in Alaska, per dire, e che all'improvviso, dalla sicurezza della sua forma a quattro ruote – immagino anche dotata come tutte le auto di riscaldamento interno – si ritrovi, per via delle basse temperature, a ritornare umano. Improvvisamente ci ritroveremo con un povero ragazzino, magari mezzo nudo, solo, disperso e appiedato, nelle fredde terre del nord ovest Americano! (bbrrrr)
Ma nonostante questi – direi anche legittimi – dubbi o limitazioni, il caro Brett riusciva ugualmente sempre e comunque a svolgere le sue buone azioni, aiutando le forze dell'ordine e la sua intera comunità da minacce criminali sempre più svariate. Minacce che per il nostro Turbo Teen non mancavano mai. Una delle più ricorrenti era senz'altro quella rappresentata dal misterioso Dark Rider, un diabolico pilota alla guida di un feroce veicolo da Monster Truck, e che durante le sue incursioni cercava in tutti i modi di catturare il prodigioso ragazzo macchina, al fine di scoprire, e infine rubare, il segreto delle sue incredibili capacità.
Ad aiutare Brett nelle sue svariate vicissitudini c'erano la sua ragazza Pattie – giornalista in erba – ed il suo amico Alex – formidabile meccanico – accompagnato sempre dal fedele cane Rusty. A loro si univano l'agente governativo Cardwell, ed il già citato professor Chase, che insieme erano sempre alla ricerca di un modo per far ritornare alla normalità il povero Brett. Insomma, un po' di pietà umana per la triste condizione del giovane era quantomeno auspicabile. Soprattutto da parte di coloro che direttamente o indirettamente erano stati artefici della sua sventurata trasformazione.
La serie, come già detto, dopo soli tredici episodi, il 31 agosto del 1987 chiuderà i battenti. Turbo Teen rimarrà comunque ben fissato nell'immaginario dei ragazzini americani, divenendo nel tempo un anomalo Cult. Una serie animata che viene ricordata sicuramente più per le inquietanti trasformazioni del giovane Brett, che per la storia in se. Trasformazioni che sicuramente non dovevano essere affatto piacevoli, ma alquanto dolorose. O almeno la voglio perfidamente vedere cosi...un po' come le dolorosissime mutazioni muscolo scheletriche che subiva il patetico protagonista del film Horror Cult di John Landis, Un Lupo mannaro americano a Londra. E chi ha visto il film, sa di cosa parlo. Ecco, forse viste le velate atmosfere da Teen Horror automobilistico che credo di scorgere in questa serie, mi viene da ipotizzare che forse sia questo, unito ad altri motivi, ad averne decretato in un certo qual modo la prematura chiusura. Non è difficile immaginare schiere di bambini o ragazzi del periodo, perdere il sonno per involontari incubi causati dalla visione di qualche episodio dello strambo Turbo Teen. Soprattutto quando si hanno tra i cinque e i dieci anni.
Prima di salutarvi, vi lascio con la simpatica Clip che vedete qui sopra, tratta dalla nota serie satirica Robot Chicken, e che a modo suo, prendendo di mira il povero Brett e il suo alter ego Turbo Teen, fa riflettere cinicamente su quanto poteva, e possa essere triste, una vita da ragazzo-macchina sfigato.
Ma nonostante questi – direi anche legittimi – dubbi o limitazioni, il caro Brett riusciva ugualmente sempre e comunque a svolgere le sue buone azioni, aiutando le forze dell'ordine e la sua intera comunità da minacce criminali sempre più svariate. Minacce che per il nostro Turbo Teen non mancavano mai. Una delle più ricorrenti era senz'altro quella rappresentata dal misterioso Dark Rider, un diabolico pilota alla guida di un feroce veicolo da Monster Truck, e che durante le sue incursioni cercava in tutti i modi di catturare il prodigioso ragazzo macchina, al fine di scoprire, e infine rubare, il segreto delle sue incredibili capacità.
Ad aiutare Brett nelle sue svariate vicissitudini c'erano la sua ragazza Pattie – giornalista in erba – ed il suo amico Alex – formidabile meccanico – accompagnato sempre dal fedele cane Rusty. A loro si univano l'agente governativo Cardwell, ed il già citato professor Chase, che insieme erano sempre alla ricerca di un modo per far ritornare alla normalità il povero Brett. Insomma, un po' di pietà umana per la triste condizione del giovane era quantomeno auspicabile. Soprattutto da parte di coloro che direttamente o indirettamente erano stati artefici della sua sventurata trasformazione.
La serie, come già detto, dopo soli tredici episodi, il 31 agosto del 1987 chiuderà i battenti. Turbo Teen rimarrà comunque ben fissato nell'immaginario dei ragazzini americani, divenendo nel tempo un anomalo Cult. Una serie animata che viene ricordata sicuramente più per le inquietanti trasformazioni del giovane Brett, che per la storia in se. Trasformazioni che sicuramente non dovevano essere affatto piacevoli, ma alquanto dolorose. O almeno la voglio perfidamente vedere cosi...un po' come le dolorosissime mutazioni muscolo scheletriche che subiva il patetico protagonista del film Horror Cult di John Landis, Un Lupo mannaro americano a Londra. E chi ha visto il film, sa di cosa parlo. Ecco, forse viste le velate atmosfere da Teen Horror automobilistico che credo di scorgere in questa serie, mi viene da ipotizzare che forse sia questo, unito ad altri motivi, ad averne decretato in un certo qual modo la prematura chiusura. Non è difficile immaginare schiere di bambini o ragazzi del periodo, perdere il sonno per involontari incubi causati dalla visione di qualche episodio dello strambo Turbo Teen. Soprattutto quando si hanno tra i cinque e i dieci anni.
Prima di salutarvi, vi lascio con la simpatica Clip che vedete qui sopra, tratta dalla nota serie satirica Robot Chicken, e che a modo suo, prendendo di mira il povero Brett e il suo alter ego Turbo Teen, fa riflettere cinicamente su quanto poteva, e possa essere triste, una vita da ragazzo-macchina sfigato.
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